martedì, dicembre 28, 2004
lunedì, dicembre 27, 2004
Per chi vuole stupire gli amanti dell'aspirina
Signori e signori... stanchi dei soliti cerbiatti, delle monotone bambole e delfini, in cerca di qualcosa che porti più allegria di un criceto o di un leone, ovviamente di pezza eh... insomma, stufi dei solti peluches?
Ebben, ecco a voi una nuova categoria di animaletti di pezza, certamente simili agli originali, ma di certo più "simpatici" da possedere dal vero...
Se poi chi lo deve ricevere è una biologa... il successo è garantito ;-)
Ebben, ecco a voi una nuova categoria di animaletti di pezza, certamente simili agli originali, ma di certo più "simpatici" da possedere dal vero...
Se poi chi lo deve ricevere è una biologa... il successo è garantito ;-)
giovedì, dicembre 23, 2004
Problemi di dislessia
Stamattina ho provato uno strano torpore mentale... e per definire Romeo e Giulietta (usciti non so come in un discorso con mia sorella) li ho chiamati Giuliea e Rometto... che ci volete fare... la vecchiaia...
mercoledì, dicembre 22, 2004
Ho conosciuto la forza della lealtà...
Ho visto un essere provato da un tumore fulminante al polmone sinistro rispondere agli stimoli e sollevarsi sulle fragili zampe per obbedire agli istinti di fedeltà che gli sono propri, l'ho vist zampettare per fare il suo giro bisogni senza lamentarsi, pur barcollando, l'ho visto cercare la compagnia, col respiro affannoso, cercare la mano amica del padrone... ho visto il mio cane Lapo divenire pura forza di volontà, col fisico devastato ma l'energia per combattere ancora viva...
E per lui ho pianto uan fine che ancora tarda ad arrivare...
E per lui ho pianto uan fine che ancora tarda ad arrivare...
venerdì, dicembre 17, 2004
Ciak, si gira
Il vecchio PG è tornato dal Kosovo, e come rpesente per il giovin Vincio ha portato una videocamera digitale della JVC.
Ora, io non ho mai avuto una telecamera digitale, e mi sento un poco indiscreto a gestire una ripresa da dietro una telecamera, quando bisogna saper smettere di riprendere, dove inquadrare, come sfumare, come gestire i primi piani, sono tutti elementi nuovi per il sottoscritto, che spera di poter padroneggiare presto il potente strumetno, al fine di poter fare giustizia alle mille situazioni in cui si passa nella vita.
Certo, la pratica sarà un concentrato di scontento e delusione, osservando quadri che non significano nulla e cercando di realizzare opere mano mano crescenti, dal momento della produzione basilare, fino alle opere gialle con attori amatoriali.
Chissà cosa ne può venire fuori... chissà come possiamo gestire la cosa?
Non so, girare un ratman con Maui come Rat, Gigi come Topin, Simo come Brakko, M.Quaresima come Cinzia, Anto come Plazzi, Rocco come il sergente della polizia, Guido come scienziato pazzo e via gli altri come comparse... ci si può provare...
Magari facendo le scenografie al computer!
Ragazzi che sogno...
Uff! Un'altra volta sveglio sudato.
Ora, io non ho mai avuto una telecamera digitale, e mi sento un poco indiscreto a gestire una ripresa da dietro una telecamera, quando bisogna saper smettere di riprendere, dove inquadrare, come sfumare, come gestire i primi piani, sono tutti elementi nuovi per il sottoscritto, che spera di poter padroneggiare presto il potente strumetno, al fine di poter fare giustizia alle mille situazioni in cui si passa nella vita.
Certo, la pratica sarà un concentrato di scontento e delusione, osservando quadri che non significano nulla e cercando di realizzare opere mano mano crescenti, dal momento della produzione basilare, fino alle opere gialle con attori amatoriali.
Chissà cosa ne può venire fuori... chissà come possiamo gestire la cosa?
Non so, girare un ratman con Maui come Rat, Gigi come Topin, Simo come Brakko, M.Quaresima come Cinzia, Anto come Plazzi, Rocco come il sergente della polizia, Guido come scienziato pazzo e via gli altri come comparse... ci si può provare...
Magari facendo le scenografie al computer!
Ragazzi che sogno...
Uff! Un'altra volta sveglio sudato.
martedì, dicembre 07, 2004
Eggs do flight high
Passi lenti, misurati, accompagnati da un disagio di movimento dettato dal lungo periodo senza attività ginnica. Ritorno alla mia macchina dopo essere stato a trovare la "paziente" Mary: la visita del dottore è terminata, si rientra alla casa.
La strad aè deserta. Solo io ed un motorino che arriva in senso opposto al mio cammino.
Un lampione solitario illumina le mie spalle, stagliando una lunga ombra sull'asfalto segnato da intemperie e logorio da uso. Sollevo lo sguardo. L'aria freschina, totalmente fuori stagione in questo periodo in cui si si attenderebbe maggiori rigidezze, mi carezza il viso. Incrocio lo sguardo col guidatore del motorino.
Il passegero dice qualcosa al guidatore ed il motorino scarta verso destra, accorciando la distanza tra me e lui.
I sensi si fanno allertati, ma il motorino passa vicino... il passeggero si solleva sulle piedrelle laterali, inarca il braccio sinistro e mi tira qualcosa.
Impatto sulla spalla sinistra, motorino che accelera e sfreccia via. Io, stordito per aver fallito il "tiro spot" e colto "flat footed", resto abbagliato dalla sorpresa, quando il cervello collega l'impatto ai resti di gusci di uovo siti ai miei piedi comprendo: mi hanno tirato un uovo.
Ecco, ora ho un solo desiderio, riprenderli e gonfiarli, ma ho un problemino piccolo piccolo: la macchina per partire richiede un poco di tempo, in quanto bisogna collegare la batteria portatile, sita in macchina, con la batteria della macchina, che ha un attimo subito una scarica prepotente qualche tempo fa.
Seguo la luce del motorino rimasto senza nome in quanto il buio (era controluce la targa) e la sporcizia che coprivano le parti bianche della targa mi impediscono di vedere il numero. Svolta a destra in direzione di piazza della Balduina.
La macchina alla fine parte. Sgommata e via. Li seguo, il sangue negli occhi. Ma mentre i metri avanzano riprende forza il lato cosciente: non sono in condizione fisica di affrontare uno scontro fisico prolungato, specie vs bande di giovinastri. Un tempo lo facevo, ma erano altri tempi, tempi in cui ero coperto di muscoli prestanti e un carattere focoso.
Ora sono ciccio e fuori forma e decisamente più pacifico, razionale direi.
Individuo la banda che dovrebbe comprendere i due vastasi. Affido ad una più alta giustizia il compito di riparare al torto. Per me la storia finisce qui.
Almeno per questa volta.
Non sono forse quelli dei pesetti da 6 Kg? Bene, cominciamo da qui...
La strad aè deserta. Solo io ed un motorino che arriva in senso opposto al mio cammino.
Un lampione solitario illumina le mie spalle, stagliando una lunga ombra sull'asfalto segnato da intemperie e logorio da uso. Sollevo lo sguardo. L'aria freschina, totalmente fuori stagione in questo periodo in cui si si attenderebbe maggiori rigidezze, mi carezza il viso. Incrocio lo sguardo col guidatore del motorino.
Il passegero dice qualcosa al guidatore ed il motorino scarta verso destra, accorciando la distanza tra me e lui.
I sensi si fanno allertati, ma il motorino passa vicino... il passeggero si solleva sulle piedrelle laterali, inarca il braccio sinistro e mi tira qualcosa.
Impatto sulla spalla sinistra, motorino che accelera e sfreccia via. Io, stordito per aver fallito il "tiro spot" e colto "flat footed", resto abbagliato dalla sorpresa, quando il cervello collega l'impatto ai resti di gusci di uovo siti ai miei piedi comprendo: mi hanno tirato un uovo.
Ecco, ora ho un solo desiderio, riprenderli e gonfiarli, ma ho un problemino piccolo piccolo: la macchina per partire richiede un poco di tempo, in quanto bisogna collegare la batteria portatile, sita in macchina, con la batteria della macchina, che ha un attimo subito una scarica prepotente qualche tempo fa.
Seguo la luce del motorino rimasto senza nome in quanto il buio (era controluce la targa) e la sporcizia che coprivano le parti bianche della targa mi impediscono di vedere il numero. Svolta a destra in direzione di piazza della Balduina.
La macchina alla fine parte. Sgommata e via. Li seguo, il sangue negli occhi. Ma mentre i metri avanzano riprende forza il lato cosciente: non sono in condizione fisica di affrontare uno scontro fisico prolungato, specie vs bande di giovinastri. Un tempo lo facevo, ma erano altri tempi, tempi in cui ero coperto di muscoli prestanti e un carattere focoso.
Ora sono ciccio e fuori forma e decisamente più pacifico, razionale direi.
Individuo la banda che dovrebbe comprendere i due vastasi. Affido ad una più alta giustizia il compito di riparare al torto. Per me la storia finisce qui.
Almeno per questa volta.
Non sono forse quelli dei pesetti da 6 Kg? Bene, cominciamo da qui...
lunedì, dicembre 06, 2004
Office Life v.4
Ovvero come non entro nel PC protetto da password.
DRIN DRIN
"Ufficio Internet".
"Pronto? Buongiorno, sono XYZ, dell'ufficio del Vice Presidente, non riesco più ad accedere al computer usando la mia password assieme all'account seg.OPRWAR. Che debbo fare?" "Ma il suo utente non è XYZ?" "Ah quindi devo immettere la password dopo aver modificato l'utente?" "Certo, immetta a nome utente XYZ e per password la sua"; "ok, allora scrivo XYZ e poi digito la password SUSANNA..." "Ma Susanna non è la password dell'account callcenter?"; "Si"; "Allora deve immettere callcenter al posto di XYZ per accedere"; "Mhm... no, non entra" "Non è possibile, la combinazione è Callcenter susanna, lo so per certo, riprovi a digitarla, controllando che il CAPS LOCK non sia inserito" "No, non è inserito, ma non entra".
Ach, mi tocca andarci in remoto... vabbò, armiamoci di buona pazienza e entriamo con Dameware...
Volevo piangere...
Ecco la scena che mi si è presentata... spero che comprendiate il mio disappunto e la mia incredulità... oltre che il profondo senso di ... scoramento. Siamo ai piedi della croce...
DRIN DRIN
"Ufficio Internet".
"Pronto? Buongiorno, sono XYZ, dell'ufficio del Vice Presidente, non riesco più ad accedere al computer usando la mia password assieme all'account seg.OPRWAR. Che debbo fare?" "Ma il suo utente non è XYZ?" "Ah quindi devo immettere la password dopo aver modificato l'utente?" "Certo, immetta a nome utente XYZ e per password la sua"; "ok, allora scrivo XYZ e poi digito la password SUSANNA..." "Ma Susanna non è la password dell'account callcenter?"; "Si"; "Allora deve immettere callcenter al posto di XYZ per accedere"; "Mhm... no, non entra" "Non è possibile, la combinazione è Callcenter susanna, lo so per certo, riprovi a digitarla, controllando che il CAPS LOCK non sia inserito" "No, non è inserito, ma non entra".
Ach, mi tocca andarci in remoto... vabbò, armiamoci di buona pazienza e entriamo con Dameware...
Volevo piangere...
Ecco la scena che mi si è presentata... spero che comprendiate il mio disappunto e la mia incredulità... oltre che il profondo senso di ... scoramento. Siamo ai piedi della croce...
sabato, dicembre 04, 2004
Rock rock till you drop!
Pisa, venerdì sera. Viaggio in treno e multa allegata (cui seguirà post ad hoc) dimenticati, mi dirigo con Rocco, PG e Guido presso i locali del Millibar del mio amico Paolo "Olive". Il locale si allunga all'interno di un antico palazzo del 600 toscano, in quella che un tempo doveva essere una stalla. Il soffitto a botte, i muri a giorno sono esempi di architettura toscana del periodo e si armonizzano con le geometrie fashion del mobilio e degli accessori. Il locale sforna solo ottimi cocktail e beveraggi, ma non fornisce cibarie di alcun genere. Luci soffuse, musica gestita da deejay locali e maxischermo che proietta o deejay television o fashion TV completano l'ambiente. Omettendo ovviamente la massa spropositata di astanti e fumatori.
Comunque si saluta Paolo e si scambia qualche parola. Dopo un piccolo one shot analcolico (offerto dal padrone di casa) si passa ad un long island iced tea, il cui colore ambrato e ricchezza di alcool cominciano subito ad entrare in circolo, vista anche l'assenza di solidità nel mio stomaco. Termino il drink, e comincio a raccogliere i bicchieri del popolo (gli stessi con cui ero entrato) per riportarli al bancone del bar, quando, furtiva come una faina, emerge dalla massa di corpi alle mie spalle una simpatica cameriera che mi ringrazia per la gentilezza, preleva i bicchieri e se ne va, non prima di avermi chiesto che cosa avevo bevuto in precedenza . Rispondo "Un Long Island" appena prima che il muro di corpi la ringhiottisse.
Mi sposto sulla pista, lasciando al tavolinetto PG e Rocco, ma l'ambient è un poco congestionato e vi è un simpatico gradino (la pista difatti è rialzata rispetto al piano del bar) che rende le evoluzioni ritmiche alquanto perigliose. Desisto dopo poco. Mi difetta ancora una volta la compagna di ballo, e, francamente non mi diverto a ballare così.
Mal me ne incoglie: in un simile locale se non balli bevi, e questo, per un metabolismo come il mio, è male.
Tornato al tavolo trovo un nuovo Long Island, con PG che lo sorseggia. La voce della cameriera di prima mi arriva dal banco, sovrastando la baraonda: è per te il long, ancora grazie. Io, ormai ebbro di alcool, alzo le braccia al cielo, urlo Yippie e poi ricasco sulla sedia per riprendere a bere.
Poco dopo PG e Rocco (seguiti a breve da Guido) ordinano un altro cocktail di cui non ricordo il nome, anche questo, come sembrerà dagli scontrini, offerto dalla casa.
Terminato il secondo cocktail ho la testa pesante, ma il sorriso libero e un'euforia in corpo che so dettata dall'infernale intruglio, ma ormai è tardi. La parte cosciente di me resta relegata nel Sanctorum, in un'area protetta, ma non può più governare il corpo. Quello è lasciato a funzioni alterate di altre aree del cervello.
Così si prova nuovamente a balalre, ma non mi reggo bene in piedi e quindi torno rapidamente ad occupare la sedia, giusto in tempo per il White Lady della staffa.
Il mio colpo di grazia. Quando lo termino vivo in u mondo ovattato, in cui riesco a fatica a distinguere contorni. I pensieri si rallentano, l'equilibrio si fa precario, mi sento intontito come se uscissi da un'anestesia. Urge andare in bagno. Arrivo e trovo una simpatica fila presso tale locale. Promiscua, perchè il bagno è unico. Ma è lo specchio che mi dice il mio reale stato, assorbendo tutta la mia attenzione.
Un golpe, per fortuna riuscito, della parte senziente mi spinge a tornare al tavolo (dopo la "telefonata", sospendere le libagioni ed attendere la fine delle ostilità presso il locale.
Questa non tarda molto a giungere e portato a braccia dal popolo rientro finalmente alla magione del PG, ove mi abbandono, e non senza un mucchio di difficoltà, all'interno del mio bozzolo verde di tessuto d neopropilene. Miii, come gira il mondo. Aiuto, voglio scendere... Ronf ronf
Comunque si saluta Paolo e si scambia qualche parola. Dopo un piccolo one shot analcolico (offerto dal padrone di casa) si passa ad un long island iced tea, il cui colore ambrato e ricchezza di alcool cominciano subito ad entrare in circolo, vista anche l'assenza di solidità nel mio stomaco. Termino il drink, e comincio a raccogliere i bicchieri del popolo (gli stessi con cui ero entrato) per riportarli al bancone del bar, quando, furtiva come una faina, emerge dalla massa di corpi alle mie spalle una simpatica cameriera che mi ringrazia per la gentilezza, preleva i bicchieri e se ne va, non prima di avermi chiesto che cosa avevo bevuto in precedenza . Rispondo "Un Long Island" appena prima che il muro di corpi la ringhiottisse.
Mi sposto sulla pista, lasciando al tavolinetto PG e Rocco, ma l'ambient è un poco congestionato e vi è un simpatico gradino (la pista difatti è rialzata rispetto al piano del bar) che rende le evoluzioni ritmiche alquanto perigliose. Desisto dopo poco. Mi difetta ancora una volta la compagna di ballo, e, francamente non mi diverto a ballare così.
Mal me ne incoglie: in un simile locale se non balli bevi, e questo, per un metabolismo come il mio, è male.
Tornato al tavolo trovo un nuovo Long Island, con PG che lo sorseggia. La voce della cameriera di prima mi arriva dal banco, sovrastando la baraonda: è per te il long, ancora grazie. Io, ormai ebbro di alcool, alzo le braccia al cielo, urlo Yippie e poi ricasco sulla sedia per riprendere a bere.
Poco dopo PG e Rocco (seguiti a breve da Guido) ordinano un altro cocktail di cui non ricordo il nome, anche questo, come sembrerà dagli scontrini, offerto dalla casa.
Terminato il secondo cocktail ho la testa pesante, ma il sorriso libero e un'euforia in corpo che so dettata dall'infernale intruglio, ma ormai è tardi. La parte cosciente di me resta relegata nel Sanctorum, in un'area protetta, ma non può più governare il corpo. Quello è lasciato a funzioni alterate di altre aree del cervello.
Così si prova nuovamente a balalre, ma non mi reggo bene in piedi e quindi torno rapidamente ad occupare la sedia, giusto in tempo per il White Lady della staffa.
Il mio colpo di grazia. Quando lo termino vivo in u mondo ovattato, in cui riesco a fatica a distinguere contorni. I pensieri si rallentano, l'equilibrio si fa precario, mi sento intontito come se uscissi da un'anestesia. Urge andare in bagno. Arrivo e trovo una simpatica fila presso tale locale. Promiscua, perchè il bagno è unico. Ma è lo specchio che mi dice il mio reale stato, assorbendo tutta la mia attenzione.
Un golpe, per fortuna riuscito, della parte senziente mi spinge a tornare al tavolo (dopo la "telefonata", sospendere le libagioni ed attendere la fine delle ostilità presso il locale.
Questa non tarda molto a giungere e portato a braccia dal popolo rientro finalmente alla magione del PG, ove mi abbandono, e non senza un mucchio di difficoltà, all'interno del mio bozzolo verde di tessuto d neopropilene. Miii, come gira il mondo. Aiuto, voglio scendere... Ronf ronf
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