Ritmo lento e goal annunciato. Il portiere resta al palo.
Partita di torneo Aster Cup. Si fronteggiano le squadre di Roma 2 e del Foro.
Il sole splende sui volti dei giocatori, riscaldandoli anche se è appena tiepido. Un vento da Nord spazza l'erba sottile che ammanta il campo di gioco. La partita comincia con la mia squadra che sceglie vento in faccia e sole alle spalle.
Partita spigolosa, ma i brividi dalle mie parti sono pochi. La difesa ammortizza gran parte dei problemi, ma ne esce acciaccata: il mio Centrale, Stefano, il giocatore di calcio più corretto che conosco, viene ammunito per un fallo non commesso a seguito di una spoporzionata reazione dell'attaccante avversario che essendo scivolato ed avendo visto la rete di fondo campo pericolosamente vicina si è alzato in piena furia e protestando ha ottenuto che il giallo venisse estratto.
Ma senza fare la telecronaca continua dell'intero incontro, passiamo a vedere l'episodio saliente.
Secondo tempo. Sole in faccia e vento alle spalle. Gli avversari si fanno baldanzosi.
La difesa sbaglia una rimessa laterale. Dal controfallo che segue, l'attacco degli avvocati viene avanti con caparbietà.
Sono alla mia sinistra. Vedo con la coda dell'occhio due difensori che arrivano da destra in corsa, accorrendo sull'uomo che ha palla. Questi finta, mettendoli entrambi fuori tempo. E' davanti a me. Il tempo rallenta terribilmente. Vedo che carica il destro. Un tiro incrociato all'80%... La mente si ferma. In stallo pieno faccio in tempo solo a dire "Hu Caxço" che parte la bomba. Un tiro teso, non imprendibile, che mi passa a destra. Le gambe inchiodate al suolo, seguo con lo sguardo la palla andarsi ad insaccare. Solo il movimento della rete mi scuote dal torpore.
Hanno segnato... ed io son rimasto come un tordo in piedi, fermo, incapace di oppormi al tiro.
Non so cosa è successo. Di norma, almeno per salvare la faccia salto. Forse era una forma di protesta per il fatto che si stava facendo poco in avanti... ma non posso accusare nessuno... non stavolta. Ho preso un gol da pirla...
Che sega :-)
sabato, novembre 19, 2005
lunedì, novembre 14, 2005
Elogio del contrasto
...ovvero delle riflessioni che la pubblicità dell'adidas con sopra Nesta produce nella testa di un motociclista in viaggio sul Muro Torto...
Motorino, Muro Torto e pioggia. Non sono tre elementi che pongono a bene la giornata. Mettici che sto andando all'Università per recuperare informazioni sul mio Diploma di Laurea ed avrete il quadro completo.
Arrivato al ponte che attraversa il Tevere all'altezza di Piazzale del Popolo, mi ritrovo a guardare in alto ed individuo un enorme manifesto di Nesta che pubblicizza una nota marca di scarpe... che non riporto per ovvi motivi... e poi esula dall'argomento della storiella.
La mente, mentre sono incolonnato verso l'Università, corre ai tempi di Roma-Lazio, quando Nesta era in ruolo alla Lazio e faceva l'uomo immagine per la stessa come contraltare a Totti, il re di Roma. Bene, se penso che questi personaggi mostravano tutta questa rivalità e poi sembravano invece amici nella vita normale, mi ha lasciato pensare... perchè elogiare il contrasto tra due soggetti?
Viene da chiedersi, astraendo ulteriormente la questione, che ruolo svolga il contrasto nella nostra società, e volendo, nella storia dell'uomo.
Ecco la mia posizione, spero che seguano altre posizioni nel lungo periodo... vero???
Io constato che il contrasto, proprio perchè situazione dinamica, di opposizione (per varie gradualità), porta in se'il germe del movimento, del cambiamento, dell'evoluzione.
In quest'ottica, il contrasto diventa motore del mondo, portando gli oppositori a migliorarsi per superare l'antagonista. Quindi sprone all'eccellenza.
Certo questa visione screma quello che è il lato negativo del contrasto, quello che sfocia nell'odio, nella contrapposizione violenta, nella soppressione del diverso e dell'antagonista. Questa degenerazione del contrasto è fortemente presente nella nostra società. Ma non ci lasceremo fuorviare da tali deviazioni no???
Noi siamo per il contrasto dinamico e positivo, quello in cui a fine tenzone si porge una mano al vinto per riportarlo al nostro livello, in modo da ripartire dallo stesso punto per la successiva sfida.
La degenrazione la catalogherei sotto "Conflitto" e come guerra la tratterei, ma Nesta non è capace di suscitarmi simili pensieri...
Motorino, Muro Torto e pioggia. Non sono tre elementi che pongono a bene la giornata. Mettici che sto andando all'Università per recuperare informazioni sul mio Diploma di Laurea ed avrete il quadro completo.
Arrivato al ponte che attraversa il Tevere all'altezza di Piazzale del Popolo, mi ritrovo a guardare in alto ed individuo un enorme manifesto di Nesta che pubblicizza una nota marca di scarpe... che non riporto per ovvi motivi... e poi esula dall'argomento della storiella.
La mente, mentre sono incolonnato verso l'Università, corre ai tempi di Roma-Lazio, quando Nesta era in ruolo alla Lazio e faceva l'uomo immagine per la stessa come contraltare a Totti, il re di Roma. Bene, se penso che questi personaggi mostravano tutta questa rivalità e poi sembravano invece amici nella vita normale, mi ha lasciato pensare... perchè elogiare il contrasto tra due soggetti?
Viene da chiedersi, astraendo ulteriormente la questione, che ruolo svolga il contrasto nella nostra società, e volendo, nella storia dell'uomo.
Ecco la mia posizione, spero che seguano altre posizioni nel lungo periodo... vero???
Io constato che il contrasto, proprio perchè situazione dinamica, di opposizione (per varie gradualità), porta in se'il germe del movimento, del cambiamento, dell'evoluzione.
In quest'ottica, il contrasto diventa motore del mondo, portando gli oppositori a migliorarsi per superare l'antagonista. Quindi sprone all'eccellenza.
Certo questa visione screma quello che è il lato negativo del contrasto, quello che sfocia nell'odio, nella contrapposizione violenta, nella soppressione del diverso e dell'antagonista. Questa degenerazione del contrasto è fortemente presente nella nostra società. Ma non ci lasceremo fuorviare da tali deviazioni no???
Noi siamo per il contrasto dinamico e positivo, quello in cui a fine tenzone si porge una mano al vinto per riportarlo al nostro livello, in modo da ripartire dallo stesso punto per la successiva sfida.
La degenrazione la catalogherei sotto "Conflitto" e come guerra la tratterei, ma Nesta non è capace di suscitarmi simili pensieri...
domenica, novembre 13, 2005
Go go go!!!
Del softair e della mia prima volta.
ans ans ans... la corsa per le scalette a rotta di collo mi ha tagliato il respiro. la maschera preme sul volto. Intorno movimento della squadra amica. Nessun segno degli oppositori. Il caposquadra ci inoltra per un corridoio. Dalle finestre spezzate dell'edificio diroccato entra una luce spenta, che rende le ombre lunghe, senza fugarle. "ECCOLO!!" grida il mio compagno, subito aprendo il fuoco con la sua mitraglietta per centrare l'avversario comparso fugacemente nel suo campo visvo. Sono a terra in un attimo, l'MP5 che gracchia per coprire il mio compagno con fuoco di fila sull'angolo, nel caso dovessero arrivare altri ostili.
Torna la calma. Era solo di passaggio. Cmq lasciamo il corridoio per trovare riparo in un paio di stanzette laterali. il sudore mi entra negli occhi, i rumori intorno confusi ed eccitati. Sembra che sotto di noi, nel seminterrato, ci sia una battaglia accesa tra attacco e difesa. Forse l'obiettivo è proprio di sotto. Ma intanto dobbiamo ripulire il piano superiore. Fuoco intenso raggiunge il punto in cui ci trovavamo prima, pallini di plastica ricadono di rimbalzo intorno a noi. Il nemico deve averci individuati e da sotto copre le aperture da cui potremmo sostenere la nostra squadra. Pugno chiuso. Il resto di noi si ferma. Il capopattuglia avanza carponi fino all'angolo in fondo al corridoio, sempre con la testa bassa. Due dita. Subito io ed il "rapinatore di banche" scattiamo per eseguire i suoi ordini, arma in posizione di tiro avanziamo ripulendo una stanza dopo l'altra, sempre in copertura reciproca. In fondo al corridoio che interseca quello in cui ci troviamo compaiono due soldati. Due botte sull'elmetto li identificano come "nostri", mentre i mirini dei nostri fucili si riabbassano dopo averli inquadrati.
Il capopattuglia ci raduna. Piano ripulito. Sono di sotto. Pochi click alla radio e riceve conferma: la squadra che è scesa ha subito perdite pesanti, necessita di supporto. Purtroppo non possiamo usare la scala che si apre dinanzi a noi. Le regole di ingaggio ce lo vietano.
Torniamo così al punto di insersione, sudore copioso copre i nostri colli, le bardature mimetiche non fanno traspirare bene.
Scala, discesa. Neanche arriviamo in fondo, veniamo bersagliati da fuoco di fila.
Cade uno dei primi. Faccio in tempo ad appiattirmi dietro un muro. In real combat sarebbe pioggia di calcinacci e nessuna copertura... il muro è troppo sottile, ma qui è salvezza. Striscio verso sinistra. Lì c'è un punto da cui possiamo trafilare.
Dall'altra parte del muro, alto ca 1,50 cm c'è "rapinatore di banche" inchidato dietro un angolo da fuoco ostile. Scavallo il muro, e mi appiattisco affianco a lui. Movimento nelle fratte, fuoco a raffiche brevi. L'ostile ritira il naso dietro la copertura. Ancora pallini in nostra direzione. Tutti di rimbalzo. Entra anche Fox, e si pone in copertura nell'angolo opposto. All'improvviso un movimento, sagoma scura di corsa penetra nella nostra zona di competenza, dal lato in cui ci saremmo aspettati solo nostri. Fa fuoco. Centra subito rapinatore. Faccio appena a tempo a sparargli che cado anche io. Braccia al cielo e "PRESO" urlato a squarciagola, nella speranza che qualche colelga/ostile non mi regali pallini a bruciapelo (dolorosissimi). Torno alla zona di raccolta "morti".
Un altro assalto è finito. Quando comincia il prossimo??? :-)
ans ans ans... la corsa per le scalette a rotta di collo mi ha tagliato il respiro. la maschera preme sul volto. Intorno movimento della squadra amica. Nessun segno degli oppositori. Il caposquadra ci inoltra per un corridoio. Dalle finestre spezzate dell'edificio diroccato entra una luce spenta, che rende le ombre lunghe, senza fugarle. "ECCOLO!!" grida il mio compagno, subito aprendo il fuoco con la sua mitraglietta per centrare l'avversario comparso fugacemente nel suo campo visvo. Sono a terra in un attimo, l'MP5 che gracchia per coprire il mio compagno con fuoco di fila sull'angolo, nel caso dovessero arrivare altri ostili.
Torna la calma. Era solo di passaggio. Cmq lasciamo il corridoio per trovare riparo in un paio di stanzette laterali. il sudore mi entra negli occhi, i rumori intorno confusi ed eccitati. Sembra che sotto di noi, nel seminterrato, ci sia una battaglia accesa tra attacco e difesa. Forse l'obiettivo è proprio di sotto. Ma intanto dobbiamo ripulire il piano superiore. Fuoco intenso raggiunge il punto in cui ci trovavamo prima, pallini di plastica ricadono di rimbalzo intorno a noi. Il nemico deve averci individuati e da sotto copre le aperture da cui potremmo sostenere la nostra squadra. Pugno chiuso. Il resto di noi si ferma. Il capopattuglia avanza carponi fino all'angolo in fondo al corridoio, sempre con la testa bassa. Due dita. Subito io ed il "rapinatore di banche" scattiamo per eseguire i suoi ordini, arma in posizione di tiro avanziamo ripulendo una stanza dopo l'altra, sempre in copertura reciproca. In fondo al corridoio che interseca quello in cui ci troviamo compaiono due soldati. Due botte sull'elmetto li identificano come "nostri", mentre i mirini dei nostri fucili si riabbassano dopo averli inquadrati.
Il capopattuglia ci raduna. Piano ripulito. Sono di sotto. Pochi click alla radio e riceve conferma: la squadra che è scesa ha subito perdite pesanti, necessita di supporto. Purtroppo non possiamo usare la scala che si apre dinanzi a noi. Le regole di ingaggio ce lo vietano.
Torniamo così al punto di insersione, sudore copioso copre i nostri colli, le bardature mimetiche non fanno traspirare bene.
Scala, discesa. Neanche arriviamo in fondo, veniamo bersagliati da fuoco di fila.
Cade uno dei primi. Faccio in tempo ad appiattirmi dietro un muro. In real combat sarebbe pioggia di calcinacci e nessuna copertura... il muro è troppo sottile, ma qui è salvezza. Striscio verso sinistra. Lì c'è un punto da cui possiamo trafilare.
Dall'altra parte del muro, alto ca 1,50 cm c'è "rapinatore di banche" inchidato dietro un angolo da fuoco ostile. Scavallo il muro, e mi appiattisco affianco a lui. Movimento nelle fratte, fuoco a raffiche brevi. L'ostile ritira il naso dietro la copertura. Ancora pallini in nostra direzione. Tutti di rimbalzo. Entra anche Fox, e si pone in copertura nell'angolo opposto. All'improvviso un movimento, sagoma scura di corsa penetra nella nostra zona di competenza, dal lato in cui ci saremmo aspettati solo nostri. Fa fuoco. Centra subito rapinatore. Faccio appena a tempo a sparargli che cado anche io. Braccia al cielo e "PRESO" urlato a squarciagola, nella speranza che qualche colelga/ostile non mi regali pallini a bruciapelo (dolorosissimi). Torno alla zona di raccolta "morti".
Un altro assalto è finito. Quando comincia il prossimo??? :-)
venerdì, novembre 04, 2005
giovedì, novembre 03, 2005
Se il mondo andasse più spesso in motorino
... forse si avrebbe un maggior calcolo nelle azioni e tutti si vivrebbe meglio.
Vado a spiegare.
Ultimamente, andando in motorino provo la catartica esperienza di PENSARE (ed il case maiusc non è assolutamente casuale) mentre corro in motorino per la città... corro... che parola grossa... diciamo piuttosto che siamo indirizzati ad andare con una certa allegria, ma certo non da scavezzacollo... cmq torniamo al pensare.
Come salgo in sella ho l'impressione che l'accelerata del mio 50cc lasci dietro di se' affanni e stanchezze. Divento subito leggero e la testa prende a volare.
Prima di tutto una preghierina... per chi mi conosce sa che ci vuole, ma per il sottoscritto non è un rito scaramantico, ma come andare in due in motorino, un po' come affrontare il destino che verrà in compagnia (come ha ragione chi dice che chi conosce il Signore non è mai da solo) così da dover solo dire eventualmente "o cazz..." e via. Che tre parole sono troppe, e poi non ci sarebbe comprensione. Sorpresa si, con tre parole si rischia l'incazzatura e quella la vorrei evitare.
Così viaggio e penso. Penso agli obiettivi della giornata, alle cose da fare, alle cose che dovevo fare (che figuravano per il 70% alla lista delle cose da fare del giorno prima) e come smaltirle, il tutto evitando la sensazione di affogamento che elencarle provoca (ma tanto basta dare gas... e la spiacevolezza resta dietro a mangiare polvere, non tanto, quel tanto che basta a fare lo scatto bastardo che sbilancia) e mi concilio con il mondo.
Mi basta guardarmi intorno per capire come siamo piccoli. Tutte formiche che impazzite cercano di portare il granello nel loro formicaio, impazzite appresso alle fatiche quotidiane, ma alla ricerca di una felicità che più è cercata lontano o nei desideri e più ci sfugge, mentre basterebbe poco per capire che abbiamo il tutto, forse anche il troppo e che la felicità non è nell'avere (ahimè non sono esente dal peccato... anche io se posso spendo, per poi sentirmi un pirla... che di roba a casa ne ho a catafottere, ma restio a perdere quel momento di inebriamento che avere tra le mani la carta di credito produce... tanto va sul prossimo stipendio... certo... così il prossimo stipendio l'hai già speso quando lo recuperi...) ma nel rapporto con gli altri, aperto, schietto, di amore e cordialità, costi quel che costi.
Forse è che passo davanti a San Pietro, ove giganteggia ancora in Spirito il Magno, o forse è il raggio di sole che fende la visiera del casco integrale, o forse ancora i fianchi ondeggianti della ragazza che passeggia a bordostrada, che catalizza lo sguardo, anche se sono sovrappensiero, anche se so che non si fa, anche se... dhe lo fo, che male fo? mica mi fermo, in due secondi è un frammmento di vita che mi lascio dietro, anche quello nella polvere, solo strada ancora avanti.
Ma la magia del viaggio finisce nel momento in cui scendo dal mezzo. Già nel momento in cui scende il cavalletto sento il respiro affannoso delle sensazioni negative che mi rincorrono, instancabili segugi assetati del mio sangue. Do' un'ultima sgassata, la ruota che gira libera dall'asfalto, inno dello sforzo che mi appresto a compiere e che spesso sembra portarmi da nessuna parte.
Ecco il motore è fermo. Si lo so, i doveri mi attendono, le solite menate dell'ufficio, così chino e chiuso su se stesso da risultare vacuo. Che famo, mi porti il casco.
Mi guardi e sorridi. C'hai ragione. Il casco lo porto io. Tu c'hai già da portare il sottoscritto. Tutto intero.
Tra otto ore tanto risalgo sul motorino... ed allora ve la faccio vedere io...
Vado a spiegare.
Ultimamente, andando in motorino provo la catartica esperienza di PENSARE (ed il case maiusc non è assolutamente casuale) mentre corro in motorino per la città... corro... che parola grossa... diciamo piuttosto che siamo indirizzati ad andare con una certa allegria, ma certo non da scavezzacollo... cmq torniamo al pensare.
Come salgo in sella ho l'impressione che l'accelerata del mio 50cc lasci dietro di se' affanni e stanchezze. Divento subito leggero e la testa prende a volare.
Prima di tutto una preghierina... per chi mi conosce sa che ci vuole, ma per il sottoscritto non è un rito scaramantico, ma come andare in due in motorino, un po' come affrontare il destino che verrà in compagnia (come ha ragione chi dice che chi conosce il Signore non è mai da solo) così da dover solo dire eventualmente "o cazz..." e via. Che tre parole sono troppe, e poi non ci sarebbe comprensione. Sorpresa si, con tre parole si rischia l'incazzatura e quella la vorrei evitare.
Così viaggio e penso. Penso agli obiettivi della giornata, alle cose da fare, alle cose che dovevo fare (che figuravano per il 70% alla lista delle cose da fare del giorno prima) e come smaltirle, il tutto evitando la sensazione di affogamento che elencarle provoca (ma tanto basta dare gas... e la spiacevolezza resta dietro a mangiare polvere, non tanto, quel tanto che basta a fare lo scatto bastardo che sbilancia) e mi concilio con il mondo.
Mi basta guardarmi intorno per capire come siamo piccoli. Tutte formiche che impazzite cercano di portare il granello nel loro formicaio, impazzite appresso alle fatiche quotidiane, ma alla ricerca di una felicità che più è cercata lontano o nei desideri e più ci sfugge, mentre basterebbe poco per capire che abbiamo il tutto, forse anche il troppo e che la felicità non è nell'avere (ahimè non sono esente dal peccato... anche io se posso spendo, per poi sentirmi un pirla... che di roba a casa ne ho a catafottere, ma restio a perdere quel momento di inebriamento che avere tra le mani la carta di credito produce... tanto va sul prossimo stipendio... certo... così il prossimo stipendio l'hai già speso quando lo recuperi...) ma nel rapporto con gli altri, aperto, schietto, di amore e cordialità, costi quel che costi.
Forse è che passo davanti a San Pietro, ove giganteggia ancora in Spirito il Magno, o forse è il raggio di sole che fende la visiera del casco integrale, o forse ancora i fianchi ondeggianti della ragazza che passeggia a bordostrada, che catalizza lo sguardo, anche se sono sovrappensiero, anche se so che non si fa, anche se... dhe lo fo, che male fo? mica mi fermo, in due secondi è un frammmento di vita che mi lascio dietro, anche quello nella polvere, solo strada ancora avanti.
Ma la magia del viaggio finisce nel momento in cui scendo dal mezzo. Già nel momento in cui scende il cavalletto sento il respiro affannoso delle sensazioni negative che mi rincorrono, instancabili segugi assetati del mio sangue. Do' un'ultima sgassata, la ruota che gira libera dall'asfalto, inno dello sforzo che mi appresto a compiere e che spesso sembra portarmi da nessuna parte.
Ecco il motore è fermo. Si lo so, i doveri mi attendono, le solite menate dell'ufficio, così chino e chiuso su se stesso da risultare vacuo. Che famo, mi porti il casco.
Mi guardi e sorridi. C'hai ragione. Il casco lo porto io. Tu c'hai già da portare il sottoscritto. Tutto intero.
Tra otto ore tanto risalgo sul motorino... ed allora ve la faccio vedere io...
Hard day working
Lo zio ha marcato anche la guida al trattore
Come si nota dalla foto lo zio Enri ha finalmente realizzato un suo sogno: guidare il trattore!!! Gli hanno sempre detto che la sua moto assomiglia ad un trattore (commento da ignoranti. Solo un bifolco scambierebbe una Guzzi Alcione per un trattore) e così ha voluto provare la differenza.
Un viaggio da lusso, anche se lo poi,durante il giro di rientro io a momenti non ci ammazzavo entrambi... non se n'è accorto nessuno, meglio così, ma il trattore scarrozzava un pochino a destra e sinistra...
Comunque guidare un simile trabbicolo genera un meritato senso di trionfo, specie se lo fai una volta o raramente. Suppongo che per un contadino equivalga a bere un bicchiere d'acqua...
Alla prossima aratura allora zio... considerati abile arruolato
Un viaggio da lusso, anche se lo poi,durante il giro di rientro io a momenti non ci ammazzavo entrambi... non se n'è accorto nessuno, meglio così, ma il trattore scarrozzava un pochino a destra e sinistra...
Comunque guidare un simile trabbicolo genera un meritato senso di trionfo, specie se lo fai una volta o raramente. Suppongo che per un contadino equivalga a bere un bicchiere d'acqua...
Alla prossima aratura allora zio... considerati abile arruolato
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