... forse si avrebbe un maggior calcolo nelle azioni e tutti si vivrebbe meglio.
Vado a spiegare.
Ultimamente, andando in motorino provo la catartica esperienza di PENSARE (ed il case maiusc non è assolutamente casuale) mentre corro in motorino per la città... corro... che parola grossa... diciamo piuttosto che siamo indirizzati ad andare con una certa allegria, ma certo non da scavezzacollo... cmq torniamo al pensare.
Come salgo in sella ho l'impressione che l'accelerata del mio 50cc lasci dietro di se' affanni e stanchezze. Divento subito leggero e la testa prende a volare.
Prima di tutto una preghierina... per chi mi conosce sa che ci vuole, ma per il sottoscritto non è un rito scaramantico, ma come andare in due in motorino, un po' come affrontare il destino che verrà in compagnia (come ha ragione chi dice che chi conosce il Signore non è mai da solo) così da dover solo dire eventualmente "o cazz..." e via. Che tre parole sono troppe, e poi non ci sarebbe comprensione. Sorpresa si, con tre parole si rischia l'incazzatura e quella la vorrei evitare.
Così viaggio e penso. Penso agli obiettivi della giornata, alle cose da fare, alle cose che dovevo fare (che figuravano per il 70% alla lista delle cose da fare del giorno prima) e come smaltirle, il tutto evitando la sensazione di affogamento che elencarle provoca (ma tanto basta dare gas... e la spiacevolezza resta dietro a mangiare polvere, non tanto, quel tanto che basta a fare lo scatto bastardo che sbilancia) e mi concilio con il mondo.
Mi basta guardarmi intorno per capire come siamo piccoli. Tutte formiche che impazzite cercano di portare il granello nel loro formicaio, impazzite appresso alle fatiche quotidiane, ma alla ricerca di una felicità che più è cercata lontano o nei desideri e più ci sfugge, mentre basterebbe poco per capire che abbiamo il tutto, forse anche il troppo e che la felicità non è nell'avere (ahimè non sono esente dal peccato... anche io se posso spendo, per poi sentirmi un pirla... che di roba a casa ne ho a catafottere, ma restio a perdere quel momento di inebriamento che avere tra le mani la carta di credito produce... tanto va sul prossimo stipendio... certo... così il prossimo stipendio l'hai già speso quando lo recuperi...) ma nel rapporto con gli altri, aperto, schietto, di amore e cordialità, costi quel che costi.
Forse è che passo davanti a San Pietro, ove giganteggia ancora in Spirito il Magno, o forse è il raggio di sole che fende la visiera del casco integrale, o forse ancora i fianchi ondeggianti della ragazza che passeggia a bordostrada, che catalizza lo sguardo, anche se sono sovrappensiero, anche se so che non si fa, anche se... dhe lo fo, che male fo? mica mi fermo, in due secondi è un frammmento di vita che mi lascio dietro, anche quello nella polvere, solo strada ancora avanti.
Ma la magia del viaggio finisce nel momento in cui scendo dal mezzo. Già nel momento in cui scende il cavalletto sento il respiro affannoso delle sensazioni negative che mi rincorrono, instancabili segugi assetati del mio sangue. Do' un'ultima sgassata, la ruota che gira libera dall'asfalto, inno dello sforzo che mi appresto a compiere e che spesso sembra portarmi da nessuna parte.
Ecco il motore è fermo. Si lo so, i doveri mi attendono, le solite menate dell'ufficio, così chino e chiuso su se stesso da risultare vacuo. Che famo, mi porti il casco.
Mi guardi e sorridi. C'hai ragione. Il casco lo porto io. Tu c'hai già da portare il sottoscritto. Tutto intero.
Tra otto ore tanto risalgo sul motorino... ed allora ve la faccio vedere io...
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