La biografia della poetessa è così descritta...
Paola Lionetti è nata a Roma il 5 dicembre del 1965. Laureatasi in Scienze Geologiche all’Università degli Studi “La Sapienza”, dal 2003 lavora presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Ha scritto diversi articoli e partecipato alla stesura di cd-rom e testi di divulgazione scientifica. Conversazioni in silenzio è la sua prima silloge poetica.
Un esempio di poesia tratto dal libro e dedicato a... indovinate un po?
Il clown che è in te
Sulle labbra hai un sorriso
che ispira serenità,
dentro c’è un miscuglio
di solare semplicità
e pensieri ingarbugliati.
Le imprese impossibili ti riescono facili
e quelle semplici diventano difficili.
È il tuo mondo, che funziona al rovescio
– la tua faccia grondante di lacrime –
ma tu non ti perdi mai d’animo.
Alzo gli occhi
– come per guardare il tuo naso rosso –
con tutti i tuoi piani per l’avvenire,
che ti si rovesciano addosso.
Sono costretta a sorridere.
E anche tu.
Nel futuro si schiude uno spiraglio.
Qui sotto il testo tratto dalla prefazione:
Conversazioni in silenzio è una raccolta poetica in cui l’autrice, Paola Lionetti, compie un percorso tortuoso, a tratti doloroso, ma altresì desiderato, voluto, consapevole: un viaggio che la conduce nei meandri della coscienza di un Io lirico fragile, eppure pronto, deciso a sostener il peso della propria sensibilità.
All’inizio si ha l’impressione di seguire i passi incerti di una scrittura che teme di schiudersi, di volgere lo sguardo
oltre il foglio bianco ma che gradualmente diviene sempre più solida, sempre più affidabile, e se l’incipit è un mezzo
per scrostare via lo schermo che l’Io lirico ha posto fra sé e il mondo, in seguito la poesia di Paola Lionetti diviene “il mondo”. I luoghi, le persone, i sogni che si leggono in questa raccolta sbocciano difatti all’improvviso accorciando le distanze tra il paesaggio interiore dell’Io lirico, il suo sguardo, e il resto, il paesaggio vivo e pulsante che lo circonda. A tratti questa silloge suggerisce un motivo diaristico e dialogante, l’interlocutore di questi versi tuttavia è sempre sfocato, assente, impreciso e ciò rende il dialogo dell’io lirico un dire silenzioso, una continua ricerca di equilibrio nell’instabile tentativo di comunicare.
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