Scorre veloce l'asfalto sotto la bicicletta, scorre come un fiume nero, chiazzato di colori sbiaditi, talvolta rotto nella sua continuità. Rapide le ruote passano sopra incroci, discese, curve e svolte, sostano solo il necessario ai semafori, ma l'animo leggero che le sospinge non accetta soste: appena il contorno lo consente, rapide ricominciano la loro corsa. Nella testa pensieri, nelle orecchie iPod, sulla testa il caschetto, sulle spalle la borsa a tracolla. Tutto il necessario per andare a lavoro, anche qualcosa di più. Ombre, luci e colori sono virati al tonalità più tenui dagli occhiali da sole. Un altro giro e la catena canta.
Impressioni di una città che si sveglia, saluti ai Nonni di quartiere, sorpassi agli autobus incolonnati, passaggi nelle corsie preferenziali. Tanto la mia "No Oil" passa ovunque.
Arrivo.
Sempre troppo presto. Interrompe il flusso di pensieri positivi.
Parcheggio nel cortile dello stabile, caschetto slacciato, mani che veloci assicurano la fibbia alla tracolla della borsa. Piedi in azione per salire le scale.
Ogni giorno la routine si ripete, da questo momento monotona nel suo dipanarsi.
Citofono, contatto elettrico apertura, mano con cartellino che timbra, fuga dai possibili problemi della prima mattina.
Si scende giù a prendere il caffè. Discorsi pecorecci dei colleghi, scarsa partecipazione del sottoscritto. Unico momento in cui far gruppo. Unico momento "scomodo" della mattina.
Poi rientri in ufficio. Quella porta che si chiude e il ricordo della corsa in bici che resta fuori. Calore, silenzi e monitor illuminati. Una nuova giornata di lavoro comincia.
La mia voglia di vivere resta in sella.
mercoledì, maggio 20, 2009
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