il che dovrebbe essere un motivo di giubilo... tre gg a casa per riallinearsi col mondo... ed invece lo vivo come se fossi un piccolo Ricucci, a cui hanno dato gli arresti domiciliari (ok, non ho neanche i soldi che Ricucci spende di parrucchiere in un mese, quindi il paragone non regge, ma per una volta passatemelo, che l'altro nome che mi passava per la testa era Provenzano... ue' che in effetti se uno ci pensa... chiuso in casa, senza poter uscire... e per comunicare col mondo inviava pezzetti di carta... io c'ho il telefono, ma recluso in casa sono... vabè, teniamocelo per noi e torniamo all'argomento).
Mi torna insistentemente in testa un'immagine, quella della signorina che, malata, prende una pastiglietta e torna operativa, tirando giu' un elenco lungo una quaresima di informazioni sugli appuntamenti che NON aveva saltato. Siccome la pilloletta io la prendo, ma cio' non cancella i tre gg di malattia che mi ha dato il medico, io l'elenco delle cose che PERDO ce l'ho, e siccome si arricchisce di minuto in minuto, comincia a pesicchiare.
Nello specifico:
1 - Palestra (proprio ora che si cominciava a colpire la molle panzetta)
2 - Cinemino a seguire con la Mary
3 - sistemazione di tutta una serie di cose in ufficio... guardate, può sembrare paranoico, ma volevo proprio chiudere alcuni capitoletti rimasi in sospeso.
4 - Partita a calcio Ingegneri - Commercialisti... rivincita. Ho perso anche la prima partita, di cui mi rimane negli occhi la lunga corsa solitaria di Mr. Simo, che, palla al piede, si fa tutto il campo per poi tiracciare sul portiere (non c'ero, ma l'aneddoto ha girato a lungo sulle mail descrittive della partita)
5 - Una probabile partita epocale a warhammer (ma essendoci la partita di calcio, credo che sarebbe passata ad majora)
6 - Di nuovo la palestra (domani sera)
7 - Uscita serale venerdì sera.
Dhe, da venerì ricostituenti e vitamine a 2000. Per st'anno ho finito, almeno nelle mie intenzioni, di stare a casa malato.
La mia solidarietà a chi ha problemi seri e a casa deve starci per davvero. Nel mio piccolo il sapore amaro del loro calice l'ho assaggiato. Una goccia infinitesima, ma è lì, sulla mia lingua, e mi fa capire il peso che provate.
giovedì, aprile 20, 2006
martedì, aprile 18, 2006
La crostata di visciole di Zio A.
Viaggio in Puglia di mercoledì 5 aprile. Sono in macchina con Zio A., Zango e sorella, per portare le utlime due in quel di Bari.
Il viaggio in origine mi pesava, poichè capitava a pochi gg dal rientro dal 50° di matrimonio a Lecce, oltre che con modalità da assoluto bagno di sangue, visto che si scendeva e saliva in giornata, ma, memore dello spirito che da sempre mi ha animato, la vedo come Prova di Coraggio, un nuovo bollino per la tessera mai satura della mia vita.
Così si parte con tempistiche dettate dalle nostre ospiti, verso il profondo sud.
Un viaggio che è documentato dalla seguente galleria fotografica (link in aggiornamento).
Foto in cammino di quanto passato lungo quei 500km ca di strada da Roma a Bari, anche se alcune foto sono un poco busta.
Ma l'argomento del post è un altro, e vediamo di onorarlo.
Tempo fa, in periodi non sospetti, a termine campagna produzione marmellate, il sottoscritto ha fornito due vasetti di marmellata a Zio A. e consorte. Forse un errore comunicativo, forse un problema di memoria, più probabilmente la solita confusione di rapporto che il sottoscritto fa quando consegna materiali di conserva... fatto sta che erroneamente si penso' a suo tempo che fossero due vasetti di marmellata di visciole... oggi, durante la gita a Bari esce una fantomatica crostata fatta da Zio A. con la mia marmellata di visciole.
Ottimo, il morale della macchina sale alle stelle, ed alla sosta per il pranzo finalmente la nostra curiosità e golosità viene soddisfatta.
Al secondo morso mi accorgo di un semino.
Al terzo anche... ma che diavolo... esamino attentamente la marmellata spalmata sulla crostata: semini ovunque... pensa che ti ripensa... confermo l'avvistamento e comprendo l'accaduto: è marmellata di fichi, sempre di mia produzione, consegnata assieme a quella di visciole.
; ) L'unico neo è che a seguito della scoperta, non solo non mi sono stato zitto, ma ho anche calcato la mano... povero Zio A. meritava ben altro trattamento... in fondo aveva tirato su una crostata con le sue mani dopo una faticosa giornata di lavoro...
Vabbuò, il giusto tributo te lo do' su queste pagine, mentre io vado a fare atto di contrizione.
Il viaggio in origine mi pesava, poichè capitava a pochi gg dal rientro dal 50° di matrimonio a Lecce, oltre che con modalità da assoluto bagno di sangue, visto che si scendeva e saliva in giornata, ma, memore dello spirito che da sempre mi ha animato, la vedo come Prova di Coraggio, un nuovo bollino per la tessera mai satura della mia vita.
Così si parte con tempistiche dettate dalle nostre ospiti, verso il profondo sud.
Un viaggio che è documentato dalla seguente galleria fotografica (link in aggiornamento).
Foto in cammino di quanto passato lungo quei 500km ca di strada da Roma a Bari, anche se alcune foto sono un poco busta.
Ma l'argomento del post è un altro, e vediamo di onorarlo.
Tempo fa, in periodi non sospetti, a termine campagna produzione marmellate, il sottoscritto ha fornito due vasetti di marmellata a Zio A. e consorte. Forse un errore comunicativo, forse un problema di memoria, più probabilmente la solita confusione di rapporto che il sottoscritto fa quando consegna materiali di conserva... fatto sta che erroneamente si penso' a suo tempo che fossero due vasetti di marmellata di visciole... oggi, durante la gita a Bari esce una fantomatica crostata fatta da Zio A. con la mia marmellata di visciole.
Ottimo, il morale della macchina sale alle stelle, ed alla sosta per il pranzo finalmente la nostra curiosità e golosità viene soddisfatta.
Al secondo morso mi accorgo di un semino.
Al terzo anche... ma che diavolo... esamino attentamente la marmellata spalmata sulla crostata: semini ovunque... pensa che ti ripensa... confermo l'avvistamento e comprendo l'accaduto: è marmellata di fichi, sempre di mia produzione, consegnata assieme a quella di visciole.
; ) L'unico neo è che a seguito della scoperta, non solo non mi sono stato zitto, ma ho anche calcato la mano... povero Zio A. meritava ben altro trattamento... in fondo aveva tirato su una crostata con le sue mani dopo una faticosa giornata di lavoro...
Vabbuò, il giusto tributo te lo do' su queste pagine, mentre io vado a fare atto di contrizione.
giovedì, aprile 13, 2006
A volte fare la pipì può salvarti il portafoglio
Specie se rallenti per entrare nella piazzola di sosta, ma troppo tardi per riuscirci ad entrare e passandola con aria di rammarico ti accorgi che: a) c'è dentro una macchian;
b) che questa macchina ha i colori della polizia;
c) che c'è un autovelox allegramente posizionato pochi metri dopo;
Col sorriso da ebete proseguo lungo la Benevento Caianello, in barba agli 80 km/h di limite...
b) che questa macchina ha i colori della polizia;
c) che c'è un autovelox allegramente posizionato pochi metri dopo;
Col sorriso da ebete proseguo lungo la Benevento Caianello, in barba agli 80 km/h di limite...
A casa con i suoi
Che sfiga. Sto film del menga già mi pesa inserirlo, ma ci avevo anche perso del tempo a recensirlo... solo che Picasa ha ben deciso di non uppare la foto in quel momento, perdendo così il mio commento e rendendo assolutamente inutile la decina di minuti passata a lavorare sulla recensione...
Così ciccia, resta questa immagine, priva di commento e così sta.
Grazie modulo BlogThis! di Picasa.
Così ciccia, resta questa immagine, priva di commento e così sta.
Grazie modulo BlogThis! di Picasa.
La Terra
Devo essere sincero, quando sono entrato nel cinema avevo un timore diffuso circa la riuscita di questo film.
Non sapevo cosa aspettarmi, e soprattutto, vista la critica positiva... temevo che non mi sarebbe piaciuto.
Invece... invece Rubini ha tirato fuori da una storia ben condita di tutti gli elementi, un racconto che scorre via lento, coi ritmi della vita in campagna sotto i raggi cocenti del sole, in una zona in cui i costumi sono ancora dettati dal lento incedere delle tradizioni lungo i secoli, pur con le contaminzioni della scoietà moderna, ricco di denuncie, alcune condivisibili, altre che francamente rimangono amare in bocca... forse perchè più orientate a visioni di sx... e che poco si sposano con la mia visione del mondo.
C'è tutto nel film, amore, amicizia, famiglia, soldi, donne, violenza, malasocietà, sopruso, connivenza, interessi e costumi locali.
Insomma, un bel film che, accompagnato dalle lente e suggestive immagini della città di Mesagne, con i suoi scorci di pietra di tufo, le architetture di barocco leccese, le linee essenziali e i colori smunti, biancastri delle case porta ad immaginarsi di essere realmente lì, e, almeno nel sottoscritto che certe cose le ha vissute, di essere tornato un po' bambino, indietro nel tempo, quando l'odore di casa era quello della terra bruciata dal sole.
Non sapevo cosa aspettarmi, e soprattutto, vista la critica positiva... temevo che non mi sarebbe piaciuto.
Invece... invece Rubini ha tirato fuori da una storia ben condita di tutti gli elementi, un racconto che scorre via lento, coi ritmi della vita in campagna sotto i raggi cocenti del sole, in una zona in cui i costumi sono ancora dettati dal lento incedere delle tradizioni lungo i secoli, pur con le contaminzioni della scoietà moderna, ricco di denuncie, alcune condivisibili, altre che francamente rimangono amare in bocca... forse perchè più orientate a visioni di sx... e che poco si sposano con la mia visione del mondo.
C'è tutto nel film, amore, amicizia, famiglia, soldi, donne, violenza, malasocietà, sopruso, connivenza, interessi e costumi locali.
Insomma, un bel film che, accompagnato dalle lente e suggestive immagini della città di Mesagne, con i suoi scorci di pietra di tufo, le architetture di barocco leccese, le linee essenziali e i colori smunti, biancastri delle case porta ad immaginarsi di essere realmente lì, e, almeno nel sottoscritto che certe cose le ha vissute, di essere tornato un po' bambino, indietro nel tempo, quando l'odore di casa era quello della terra bruciata dal sole.
mercoledì, aprile 12, 2006
V per vendetta
In un'inghilterra che pare uscita da Fatherland, un direttivo crea le notizie, che poi la televisione diffonde, e la società risponde con cieca obbedienza, fintanto che un prodotto di questa società non ritorna dall'inferno in cui era finito per annunciare la sua intenzione di festeggiare, ad un anno dalla sua comparsa, il 5 novembre... la congiura delle polveri, ovvero la fine del Parlamento per mano di un "patriota" inglese che per restaurare la monarchia agli inizi del 1800 aveva provato a restaurare la monarchia assoluta in UK con un attentato.
Lui aveva fallito, il nuovo "patriota" no.
Ora, a parte le solite trame di futuro sopra le righe, alcuni spunti restano... e si riconducono fondamentalmente ad una frase, che però prendo in prestito da altre fonti: "Il prezzo della libertà è l'eterna vigilanza".
Chi cede un po' della propria libertà per una dose di sicurezza in più ha appena cominciato a delegare la propria esistenza nelle mani delle istituzioni (e se queste sono deviate... il gioco è fatto).
Lui aveva fallito, il nuovo "patriota" no.
Ora, a parte le solite trame di futuro sopra le righe, alcuni spunti restano... e si riconducono fondamentalmente ad una frase, che però prendo in prestito da altre fonti: "Il prezzo della libertà è l'eterna vigilanza".
Chi cede un po' della propria libertà per una dose di sicurezza in più ha appena cominciato a delegare la propria esistenza nelle mani delle istituzioni (e se queste sono deviate... il gioco è fatto).
C'ho un po' di arretrati, cominciamo a fare ordine
Anzitutto. il primo e il 2 aprile un super viaggio verso la Puglia. Un viaggio che di per se' ha il sapore anico del ritorno a casa, ma che per altri rpesenta molte incognite.
Riscendo verso le patrie terre con il mio dad affianco, lui che ha giurato che in Puglia non metterebbe piu' piede, lui che, con la vendita di Pietrafitta, ha scardinato per sempre le sue radici pugliesi, ora è in macchina diretto verso un cinquantesimo di matrimonio, in quella che è la terra che maggiormente lo legava alla famiglia, alla mamma (mia, oltre che la sua - lei si' pugliese doc, di Matino), per comunanza progettuale di vecchiaia mai realizzate per volontà del buon Dio, che sulla nostra strada aveva messo un destino differente.
Insomma... un viaggio che presenta da una parte la possibilità di essere bello oltremodo, sicuramente stancante, e che però, a livello emotivo, non presenta nulla di certo.
Dopo aver saggiato le nuove aggiunte all'A3, naturale proseguio dell'A1, prendiamo per la basilicata, seppur con qualche sorpresa dell'ultima ora, tipo un rocambolesco giringiro per riuscire a recuperare la Basentana, e il soccorso ad una macchina in panne con signore anziano che riusciva di casa per la prima volta dopo mesi e con moglie al volante e due/tre zii nei sedili posteriori, che da ca 500m cercavano di leggere un cartello del soccorso stradale sito dall'altra parte della strada e controsole... impresa titanica quanto inutile senza un binocolo (ho provato anche la carta del "tranquilli, ci penso io con il mio mitico obiettivo della macchina fotografica", ma è un 18-55 e non ci pensa proprio a zummare su dettagli così lontani, pertanto rimedio, semmai, una bella figura di m.).
Giunti all'altezza di Bernalda, ingresso della Basilicata dal lato ionico, decidiamo di mangiare. Il papi si porta verso la cima della città per una strada sperticata e desolata moooolto erta. Il Puntino regge bene, ma accusa sul finire.
Per la modica cifra di 35€ recuperiamo due primi e due secondi, con un antipastino. Però... la pasta era poca, la carne piena piena di grasso (del tipo, tanto vi vedo oggi non vi vedo più) e neanche tanto cotta... vabbè, diciamo anche cruda.
Finalmente Lido conclude la prima tappa del viaggio in Puglia. sono le quattro del pomeriggio... e papi, tra commozione e deisderio di lavorare, gira come una trottola per i vari locali.
Ma questa è un'altra storia...
Riscendo verso le patrie terre con il mio dad affianco, lui che ha giurato che in Puglia non metterebbe piu' piede, lui che, con la vendita di Pietrafitta, ha scardinato per sempre le sue radici pugliesi, ora è in macchina diretto verso un cinquantesimo di matrimonio, in quella che è la terra che maggiormente lo legava alla famiglia, alla mamma (mia, oltre che la sua - lei si' pugliese doc, di Matino), per comunanza progettuale di vecchiaia mai realizzate per volontà del buon Dio, che sulla nostra strada aveva messo un destino differente.
Insomma... un viaggio che presenta da una parte la possibilità di essere bello oltremodo, sicuramente stancante, e che però, a livello emotivo, non presenta nulla di certo.
Dopo aver saggiato le nuove aggiunte all'A3, naturale proseguio dell'A1, prendiamo per la basilicata, seppur con qualche sorpresa dell'ultima ora, tipo un rocambolesco giringiro per riuscire a recuperare la Basentana, e il soccorso ad una macchina in panne con signore anziano che riusciva di casa per la prima volta dopo mesi e con moglie al volante e due/tre zii nei sedili posteriori, che da ca 500m cercavano di leggere un cartello del soccorso stradale sito dall'altra parte della strada e controsole... impresa titanica quanto inutile senza un binocolo (ho provato anche la carta del "tranquilli, ci penso io con il mio mitico obiettivo della macchina fotografica", ma è un 18-55 e non ci pensa proprio a zummare su dettagli così lontani, pertanto rimedio, semmai, una bella figura di m.).
Giunti all'altezza di Bernalda, ingresso della Basilicata dal lato ionico, decidiamo di mangiare. Il papi si porta verso la cima della città per una strada sperticata e desolata moooolto erta. Il Puntino regge bene, ma accusa sul finire.
Per la modica cifra di 35€ recuperiamo due primi e due secondi, con un antipastino. Però... la pasta era poca, la carne piena piena di grasso (del tipo, tanto vi vedo oggi non vi vedo più) e neanche tanto cotta... vabbè, diciamo anche cruda.
Finalmente Lido conclude la prima tappa del viaggio in Puglia. sono le quattro del pomeriggio... e papi, tra commozione e deisderio di lavorare, gira come una trottola per i vari locali.
Ma questa è un'altra storia...
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