La città di notte è un misto di mistero e poesia. Meno frenetica che di giorno, accompagnata dalle ombre che pietose occultano le storture che gli abitanti meno civili le impongono, si illumina di gioielli tenui che ne tracciano i contorni sommari dall'alto.
Dentro l'abitacolo della macchina osservo il mondo che mi scorre affianco, mentre la radio emette con decisione la colonna sonora che ho imposto alla serata.
Il sibilo dell'aria dai finestrini, che l'aria condizionata, di certo più comoda non ti fa penetrare nei suoni della città, poichè ti costringe alla chiusra dei finestrini; I colori accesi degli stop che con irregolare intermittenza si accendono e spengono; i motorini che gracchiano il loro affaticarsi per correre secondo i desideri dei propri cavalieri; ombre e luci che passano veloci intorno a me; giovani alla ricerca di un posto dove succhiare il midollo della vita... oppure per illudersi di farlo mentre un nuovo grano di sabbia cade dalla loro clessidra verso la dissoluzione.
Ma non c'è spazio pe le riflessioni profonde. La destra che corre dal volante al cambio e viceversa, la sinistra ferma nell'angolo alto del volante per mantenere una presa salda. Acceleratore, Frizione, Freno in ordine misto, formano un'insalata di manovere condite di prudenza, che di terminare con un CID (alla meglio) una serata non ne ho voglia. Mi perdo nelle note delle canzoni estive, che sanno di vita, di ballo, di sesso, di svago spensierato.
E mi vedo in macchina con i Kiss in Detroit Rock City...
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