venerdì, giugno 23, 2006

Piaceri proebiti

Ti guardo di lontano. Di bianco vestita, rosso il tuo sangue... come il mio.
Cerco nella mia mente di liberarmi dal tuo richiamo, ma non posso esimermi dal voltare nuovamente lo sguardo verso di te.

So che non posso aspirare ad altro che un fugace sorso di te... altre dosi sarebbero letali... ma non oso... non posso... sarebbe come perdermi, anche se per poco... eppure la tentazione cresce.

Mi avvicino a te. Le tue curve mi suggeriscono lussuriosi pensieri, fatti di piacere puro, intenso.
Ti accarezzo lenta, mi guardi gelida. Se non cedo, non ti concederai.
Ritraggo la mano, mentre distolgo lo sguardo... imbarazzato...

Non posso... i ho già assagiata poco fa e non posso di nuovo... non così presto... sarebbe la mia fine... lo so...
Così prendo carta e penna e scrivo... dicono che scrivere allontani le cose da noi, ce le faccia vedere più distanti e quindi da nuove prospettive... quasi che a mettere per iscritto le cose esse diventano nude ai nostri occhi e finalmente chiare.
Non sempre la magia funziona però... non sempre la verità nascosta i fa manifesta o il forte sentimento si smorza... anzi... pare cristallizzarsi in quelle parola, mantentendo intatta la propria intrinseca forza... resistendo al mutare rapido dell'animo umano, quelle parole fissate con l'inchiostro ci gridano in faccia che fortemente abbiamo voluto, amato, vissuto... e rinfiammano il nostro cuore stanco.

Ecco, questa è una di quelle volte. Ho scritto per calmarmi, per allontanarmi da te, per salvarmi... ma il fuoco ardente che hai lasciato in me è stato rinsaldato da questo sfogo scritto... ed ora non c'è più salvezza.

Allora diverrà il mio ultimo sfogo... il mio testamento spirituale, il mio monito ai migliori che seguiranno... perchè almeno loro sappiano che pur nella tua innocente bellezza sei letale.
Che sappiano che fra poco lascerò questa penna e ti farò mia. Non centellinando dal tuo nettare inebriante, ma prendendone finchè ce n'è, finchè potrò reggerti... fosse anche il preludio della mia definitiva perdizione.
Ecco... mi chiami, là, dalla mia scrivania, ove siedi alla luce fioca del lumicino da tavolo, invitante tra le ombre ed il rosso cremisi inebriante...
Arrivo...


...Ultima lettera del poeta dannato Er Volutta, che fu trovato morto, con affinaco una bottiglia vuota. Il fegato gli era esploso in pancia. 'etichetta della bottiglia recitava "Melogranotto - produzione 2005"...

4 commenti:

Unknown ha detto...

UN SOLO COMMENTO, MA VAFFFFF.......

Tutto quel tempo perso a leggere quel cavolo di papiello, e poi alla fine "Melogranotto". Ma sei fuori come un balcone, e ancora di + io che perdo tempo a leggere. Mi aspettavo chissà che cosa. Onestamente avevo pensato ad una coca ghiacciata, deve essere perchè qui fa un caldo impressionante è sento un forte bisogno di frescura.
Cmq nel complesso carino.

Lthandius ha detto...

Ma come coca ghiacciata!!!

ed io che mi ero impegnato perchè si equivocasse con una donna... ORPO!!!
Fallimento su tutta la linea dunque...

Cmq concordo sul caldo. Se a Roma si schiuma... a Milano deve essere peggio... per come mi ricordo il caldo che ci faceva...

Anonimo ha detto...

lassa perdere rocco, certo che si equivocava una donna...talmente che pensavo fosse un pezzo di chissà che autore postato per poi creare il gioco col melogranotto...ed è così, giusto?
cmq bello
ciau

Lthandius ha detto...

bhè... sul chissa' che autore non tocca andare troppo lontano... visto che l'ho scritto in pausa pranzo ieri... ;-)
E cmq l'idea voleva essere proprio quella... giocare con l'immagine di un uomo che deisdera ardentemente qualcosa... dalla descrizione si desume una donna... si gioca sulle possibilità di come vivere la passione... l'amore a dosi piccole, specie se un grande amore/passione... per poi scoprire che in realtà l'oggetto del desiderio è la boccia di melogranotto... quella si' letale se presa interamente... :-)
Contento che sia piaciuto.