lunedì, maggio 16, 2005

Sono indignato... per la prima volta

Ma dico... come può newsweek cavarsela con una sola disdetta di una notizia data ... e che notizia... quando il loro articolo ha causato 16 morti in Afganistan e una serie di attentati in Iraq?

Come si può parlare di media responsabili ed attenti, custodi della verità e pertanto sacerdoti difensori della nostra stessa società, che dell'informazione si nutre, quando le notize vengono date certe ed invece non sono confermate, ottenute fortunosamente e pubblicate solo per la ricerca dello scoop, della sensazione, dell'incremento delle vendite?

Ma con che faccia il giornale in questione andrà nuovamente in stampa?
E cosa più grave, come posso giustificare il mio abbonamento al suddetto?
Una cosa è certa: con me newsweek ha chiuso. Non rinnoverò più l'abbonamento, anzi, al momento del rinnovo al caro direttore del Marketing e del servizio clienti scriverò che se per restare aggiornato con i fatti del mondo devo avallare notizie false che alimentano odio e vilenza, bhe allora preferisco restare "arretrato", e loro ed il loro giornalismo sensazionalistico ed arrivista vadano a fere riccamente in c*°§.

Con loro buona pace.

giovedì, maggio 05, 2005


Un server ben messo Posted by Hello

Ogni promessa è debito

Eccoci qui, dopo un rimando di circostanza assai lunghetto, a disquisire sull'ultimo passo, o meglio scena della vita di ogni uomo: l'incontro con il tetro mietitore.

Morte.
Ebbene questo argomento, che tocca tutti, nessuno escluso, ha già attraversato molte volte la mia strada in forme più o meno dolorose.

Parenti, nel senso stretto e lasco del termine, amici, conoscenti, estranei "familiari" estranei totali, hanno tutti lasciato, nell'attimo della loro morte un senso di disagio in me... la fine di un uomo lascia sempre aperto un interrogatorio che aleggia in quanti restano, e di cui la risposta l'ha solo colui che ormai è andato.

Il dopo.

Perchè signori miei, nascita e morte, private del substrato di affetti e sentimenti, divengono le due misure su cui confrontare l'intera nostra essitenza.
E tra le due... assume rilevanza principale sulla condotta umana la seconda. Se uno pensa che dopo la morte vi sia la vita allora avrà un comportamento in vita, se invece pensa che l'esperienza umana sia "one shot only", ossia unica chance e poi vuoto, allora cercherà di cogliere il "buono" (ed ognuno ha il proprio) in questa vita, con qualunque mezzo e senza compromessi.

Io credo fermamente che il dopo ci sia. Ci credo in quanto cattolico, ma ci credo per intima convinzione che non può esaurirsi tutto in questi anni che passiamo su questa terra, troppo pochi, sporchi e dannati per poter soddisfare la sete che l'uomo ha dentro di se di infinito.

Per questo ongi morte che mi passa vicino mi lascia triste, si, come negarlo, ma al contempo è come se stessi salutando un amico caro che va lontano, lì ove non ci sono mezzi fisici per comunciare, ma solo quel senso di comunanza che solo con chi è in sintonia si ha, ossia quel comunciare senza parlare, quella certezza che non si è soli, che il cammino che ci aspetta è già stato calcato da altri e che questi ci stanno preparando il viaggio nostro. Insomma non è un addio definitivo, ma un arrivederci, non so quando, non so dove, ma un giorno ci si rincontrerà.

Ci pensate come sarebbe freddo il mondo, disperato, in preda alle più cieche pulsioni in assenza di tale esperienza?

Può essere... e dico può essere... che la nostra intima convinzione che il dopo esista sia retaggio dei nostri padri, che, primi, affrontarono il discorso morte, e provarono il grande freddo, la paura vera del dopo, tanto che compivano riti propiziatori e doni agli spiriti dei morti per ingraziarseli... ma appunto... con gli spiriti dialogavano... quindi il sopraumano esisteva anche epr loro.

La mia fede mi impone di credere in un dopo, ma è un fardello che non pesa, perchè è un fardello di sperazna, di luce, di... vita.
Ultimamente mi ritrovo spesso a commuovermi per eventi, siano essi tristi siano essi allegri... un segno che gli anni sulle mie spalle si vanno accumulando, ma anche che il fondo del mio cuore è sempre tranquillo, anche nella disperazione più nera.
Perchè in fondo gli anni che abbiamo a disposizione in questa vita sono realmente pochini. Passano in fretta. Viverli con l'angoscia non è bene.
Meglio viverli con la gioia della riunione prossima nel cuore... viverli pienamente, assaporando ogni momento, ringraziando per quanto ci viene concesso, doni stupendi, anche se a volta amari, di un cammino che porta l'uomo alla maturazione spirituale.

Io credo fermamente in quanto asserito, e per di più credo che ognuno di noi ha una missione, assolta la quale torna dal Padre celeste. In fondo anche lui, che ci ama tutti, nel metterci al mondo un po' ci perde... e non vede l'ora di poterci riabbracciare col suo infinito amore.

Ecco... l'ho detto... meglio, l'ho scritto...
Se non sapessi che sono io, mi stupirei di me stesso...