sabato, dicembre 04, 2004

Rock rock till you drop!

Pisa, venerdì sera. Viaggio in treno e multa allegata (cui seguirà post ad hoc) dimenticati, mi dirigo con Rocco, PG e Guido presso i locali del Millibar del mio amico Paolo "Olive". Il locale si allunga all'interno di un antico palazzo del 600 toscano, in quella che un tempo doveva essere una stalla. Il soffitto a botte, i muri a giorno sono esempi di architettura toscana del periodo e si armonizzano con le geometrie fashion del mobilio e degli accessori. Il locale sforna solo ottimi cocktail e beveraggi, ma non fornisce cibarie di alcun genere. Luci soffuse, musica gestita da deejay locali e maxischermo che proietta o deejay television o fashion TV completano l'ambiente. Omettendo ovviamente la massa spropositata di astanti e fumatori.
Comunque si saluta Paolo e si scambia qualche parola. Dopo un piccolo one shot analcolico (offerto dal padrone di casa) si passa ad un long island iced tea, il cui colore ambrato e ricchezza di alcool cominciano subito ad entrare in circolo, vista anche l'assenza di solidità nel mio stomaco. Termino il drink, e comincio a raccogliere i bicchieri del popolo (gli stessi con cui ero entrato) per riportarli al bancone del bar, quando, furtiva come una faina, emerge dalla massa di corpi alle mie spalle una simpatica cameriera che mi ringrazia per la gentilezza, preleva i bicchieri e se ne va, non prima di avermi chiesto che cosa avevo bevuto in precedenza . Rispondo "Un Long Island" appena prima che il muro di corpi la ringhiottisse.

Mi sposto sulla pista, lasciando al tavolinetto PG e Rocco, ma l'ambient è un poco congestionato e vi è un simpatico gradino (la pista difatti è rialzata rispetto al piano del bar) che rende le evoluzioni ritmiche alquanto perigliose. Desisto dopo poco. Mi difetta ancora una volta la compagna di ballo, e, francamente non mi diverto a ballare così.

Mal me ne incoglie: in un simile locale se non balli bevi, e questo, per un metabolismo come il mio, è male.
Tornato al tavolo trovo un nuovo Long Island, con PG che lo sorseggia. La voce della cameriera di prima mi arriva dal banco, sovrastando la baraonda: è per te il long, ancora grazie. Io, ormai ebbro di alcool, alzo le braccia al cielo, urlo Yippie e poi ricasco sulla sedia per riprendere a bere.
Poco dopo PG e Rocco (seguiti a breve da Guido) ordinano un altro cocktail di cui non ricordo il nome, anche questo, come sembrerà dagli scontrini, offerto dalla casa.

Terminato il secondo cocktail ho la testa pesante, ma il sorriso libero e un'euforia in corpo che so dettata dall'infernale intruglio, ma ormai è tardi. La parte cosciente di me resta relegata nel Sanctorum, in un'area protetta, ma non può più governare il corpo. Quello è lasciato a funzioni alterate di altre aree del cervello.

Così si prova nuovamente a balalre, ma non mi reggo bene in piedi e quindi torno rapidamente ad occupare la sedia, giusto in tempo per il White Lady della staffa.
Il mio colpo di grazia. Quando lo termino vivo in u mondo ovattato, in cui riesco a fatica a distinguere contorni. I pensieri si rallentano, l'equilibrio si fa precario, mi sento intontito come se uscissi da un'anestesia. Urge andare in bagno. Arrivo e trovo una simpatica fila presso tale locale. Promiscua, perchè il bagno è unico. Ma è lo specchio che mi dice il mio reale stato, assorbendo tutta la mia attenzione.

Un golpe, per fortuna riuscito, della parte senziente mi spinge a tornare al tavolo (dopo la "telefonata", sospendere le libagioni ed attendere la fine delle ostilità presso il locale.

Questa non tarda molto a giungere e portato a braccia dal popolo rientro finalmente alla magione del PG, ove mi abbandono, e non senza un mucchio di difficoltà, all'interno del mio bozzolo verde di tessuto d neopropilene. Miii, come gira il mondo. Aiuto, voglio scendere... Ronf ronf

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