mercoledì, settembre 07, 2005

Riflettendo in motorino

La città di Roma offre infiniti spunti per osservare il mondo ed i suoi costumi, non intendo dire che gli altri luoghi offrono meno appigli, ma una grande città sicuramente fornisce un campionario maggiore di comportamenti e, non mi se ne voglia, io vivo a Roma, quindi essa posso prendere ad esempio.

Comunque non era di questo che volevo disquisire, ma della riflessione che ho steso ieri mentre mi recavo in motorino dal lavoro alla casa della mia fiancè (si doveva studiare pesantemente informatica, che Marina deve passare l'esame della Patente Europea del Computer, visto che alla Facoltà di Legge non insegnano i fondamenti di questa scienza ormai sì vitale.

La riflessione è scaturita dall'osservare tutta una serie di comportamenti delle persone e delle vetture che incrociavo: sembravano tutti nervosi, pronti alla sopraffazione del prossimo, inconcilianti, riottosi e prevaricatori, almeno nella maggiorparte dei casi.

Moto che passavano col rosso, macchine che non davano la precedenza, parcheggi in doppia fila, attraversamenti al limite dell'arresto (o del suicidio se meglio credete), insulti che volavano dai finestrini delle macchine e dai sellini dei motorini/sccoteroni... insomma una vera cambogia in terra.

Non so da dove derivi tutta questa voglia di prevaricare, di essere sempre il primo a passare, di essere sempre il furbo di turno, questo atteggiasi a padroni della strada indisturati e quasi seccati dalla presenza di altre persone sulle stesse carrabili... ma so dove porta: alla disgregazione del senso civico di appartenenza ed alla fine della pacifica convivenza.

E allora riflettevo fra me e me... che fare? Come ridurre questo stato di ostilità presente nelle strade delle nostre città (inutile negarlo, le sfumature esistono, ma i soprusi e l'assenza di osservanza delle norme del codice stradale sono presenti in tutt'Italia) e restituira ad un pacifico convivere la comune percorrenza delle strade pubbliche?

La risposta mi è venuta alla mente ed è questa che voglio sottoporvi: resistenza civile alle angherie.
Fermiamoci un momento a spiegare cosa intendo: il senso civico e di responsabilità che provo nei confronti della mia nazione, oltre che spingermi a rispettare le norme vigenti, mi impone di agire responsabilemente e nel rispetto degli altri.
Ora, se fossi il solo ad agire così, ammetto che la mia situazione sarebbe imbarazzante... del tipo "cornuto e mazziato" cioè angheriato e pure sfottuto in quanto ligio... ma se ad agire come il sottoscritto si fosse la maggioranza? cioè se ognuno di noi si impegnasse a fare il suo dovere con senso di responsabilità ed a girare per strada con la testa sulle spalle e la risposta piccata settata con un lag i tre minuti, in modo che proferirla non genera astio civile tra i soggetti interessati, non sarebbe l'incivile ad essere isolato, fuori dalle righe, colpito dalla giusta riprovazione della popolazione osservante?

Si, mi risponderete, ma qui siamo in Italia, non in Germania o Svezia. Meglio rispondo io, possiamo dare anche dare esempio di come gli Italiani non siano riassumibili con le famose tre parole: spaghetti, mafia e mandolino.

Basta con l'italiano buono solo a mostrare il suo valore solo all'estero. Diventiamo NAZIONE e mostriamo a tutti che possiamo cambiare le cose. Basta un poco di senso di responsabilità. Pretendere senza ottemperare è delittuoso.
Rispettiamo i doveri e poi pretendiamo i diritti.

Il tutto magari col sorriso sulle labbra, che è meglio. Ne godremo di frutti dorati tutti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

premesso che solo a leggere spesso la parola nazione provo un leggero malessere (ognuno..!)l'idea in questione si potrebbe etichettare come lodevole intenzione..o come pia illusione..sorry sono troppo cinica..