Seconda parte del resoconto del matrimonio del cugino.
Come ho accennato, l'arrivo in chiesa è stato segnato da una corsa spasmodica, ma andiamo per ordine.
Dopo una notte passata in lenzuola umide e stanza che comincia a ravvisare quello che sarà il gelo invernale, ci si alza di buon ora e ... sopresa delle sorprese... un fantastico strudel ci accoglie in cucina, ove, con scampoli di acqua prelevati dalle bottiglie del viaggio, riusciamo a consumare una colazione a base di sopracitato strudel, marmallata di cotogne e thé. Da leccarsi i baffi.
Lascio le donne indaffarate con il lavoro della parrucchiera, dopo aver constatato che la situazione non è delle migliori a livello impianto elettrico (la luce di casa scattava in continuazione, bastava che fosse attivo lo scaldabagno per generare un corto che faceva saltare la corrente... ed io avevo anche una lavatrice che andava a bestia... SOB!) e mi dirigo verso la mia macchina: operazione lavaggio.
Se non ho potuto fare la festa di addio al celibato ad Alga, almeno andrò al matrimonio con la macchina pulita. E che c...o!
Così, armato di spugna per piatti (quelle classiche, gialle e verdi, col verde che serve a raspare) e detersivo per la macchina, comincio l'opera di pulizia, ben sapendo che non avrò modo si dare la cera (un tempo ad ogni lavaggio della macchina passavo anche la cera lucidante... ma era circa 5 anni fa... e la macchina aveva 5 anni già allora... oggi... bhè, mi sembra fatica sprecata). Ultimata la pulizia della macchina, mi accorgo che il tempo a disposizione sta finendo. Recupero quindi, con difficoltosa triangolazione, la coppia Maria e Maria Teresa, perse dentro Lido Azzurro, e poi mi vado a fare una doccia: fredda, nella speranza che l'acqua calda arrivi da Mary (solo dopo saprò che il mio sacrificio è stato inutile, perchè Mary ha fatto anche lei la doccia fredda, perchè vox populi diceva che non c'era acqua calda... che errore vox populi, che errore... l'acqua calda c'era eccome, solo che nessuno ha avuto la pazienza di aspettare che arrivasse).
Poi, con un occhio all'orologio e l'altro alla strada si va in macchina. Siamo Mary, Iaia, Peppo, Adriana e Carolina. Con manovre e velocità da urlo, riusciamo ad arrivare a Taranto in 5 minuti (Santa Jonica) e finiamo imbottigliati nel traffico della città vecchia... SOB!
Da una macchina limitrofa si sbracciano due persone... guardo meglio e chi ti vedo? Una testimone della spesa... faccio i rapidi conti... una della sposa di là, due dello sposo qui ed una nella macchina dietro... bene, in fondo siamo in orario. Senza testimoni non vanno da nessuna parte.
Lascio le donne dotate di tacco alto vicino alla chiesa, e proseguo alla ricerca di un parcheggio. Lo trovo a piazza Castello, vicino al municipio, affianco al tempio di Giove. Bello e comodo, anche se un poco distante dalla chiesa.
Col cuore in gola e Peppo che mi fa compagnia, dirigo verso la Chiesa di San Cataldo.
Il gran momento è giunto.
(to be continued)
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